Storia del Monastero
Il nostro Monastero risale ai tempi del pontificato di Urbano VIII (Maffeo Vincenzo Barberini). Esso fu voluto dalla Principessa Caterina Savelli e dai Principi di Albano, che ne fecero dono a Suor Francesca Farnese, Sorella Clarissa che aveva già fondato il Monastero di Farnese (Viterbo), in cui aveva avviato una Riforma di stretta osservanza
della vita clariana.
L’8 febbraio 1631 Suor Francesca lasciò il Monastero di Farnese per intraprendere la nuova missione a cui Dio la chiamava. Durante il suo viaggio verso Albano Laziale si fermò a Roma, dove grazie a Costanza Barberini – cognata di Papa Urbano VIII -, ebbe la gioia di essere ricevuta dal Papa stesso. Appena la vide il Santo Padre, colpito dalla sua umiltà, rivolto a coloro che erano presenti disse: «Questa è una grande serva di Dio» e cominciò a conversare con lei delle cose dello spirito, del suo modo di vivere e della nuova Riforma da lei intrapresa. Il Papa la esortò, come un vero padre, alla fedeltà; raccomandò alle sue preghiere i bisogni della Santa Chiesa e della sua persona (cosa che le Sorelle hanno continuato a fare lungo il corso dei secoli fino ad oggi); le promise la sua assistenza per il buon progresso dei Monasteri da lei fondati.
Il 18 marzo dello stesso anno Riccardo Alessi, allora Vescovo di Albano, consegnò a Suor Francesca Farnese le chiavi del Monastero dichiarandola abbadessa, secondo la disposizione del Breve apostolico.
Ella volle che nei Monasteri da lei fondati ci fosse unità di vita e totale dipendenza dalla Santa Sede, conforme allo spirito di Santa Chiara. Il Cardinale Francesco Barberini, durante la permanenza del Papa Urbano VIII a Castel Gandolfo, si adoperò affinché le Costituzioni da lei scritte e vissute già da molti anni nei Monasteri da lei fondati, fossero approvate e confermate dalla Sede Apostolica. Era il 13 luglio 1638.
Suor Francesca Farnese morì il 17 ottobre 1651. Le sue spoglie ancora oggi riposano nel Coro interno del nostroMonastero.
Le soppressioni napoleoniche
Nel mese di febbraio dell’anno 1797 le truppe francesi entrarono in Roma e portarono in esilio il Santo Padre Pio VI.
Il 28 febbraio dello stesso anno, alle ore quattro del mattino, i soldati francesi occuparono Albano e la saccheggiarono. Appostarono un cannoncino alla porta della clausura per entrare in Monastero, ma esso fu risparmiato grazie alla provvidenza divina e alla protezione di San Giuseppe, a cui le Sorelle si erano affidate. Il giorno seguente, i soldati francesi entrarono nella chiesa del Monastero e asportarono dal tabernacolo le Ostie consacrate spargendole sulla tovaglia dell’altare, rubando la Pisside.
Entrati nel Monastero, i Consoli e i Commissari lessero le Costituzioni di Napoleone Bonaparte in cui venivano dichiarati annullati i voti religiosi e veniva imposto alle Sorelle di tornare allo stato laicale. Esse, pur obbedendo, scelsero di non tornare nelle famiglie di provenienza, ma di rimanere in Monastero.
Nel mese di febbraio 1810, durante il pontificato di Pio VII, le truppe francesi ritornarono a Roma e costrinsero il Papa all’esilio, mentre i Cardinali e i Prelati furono messi in prigione.
Nel mese di maggio dello stesso anno ci fu un nuovo saccheggio delle truppe francesi nella città di Albano.
Anche questa volta il Monastero venne risparmiato per una grazia particolare di Dio: un uomo, sconosciuto alle stesse Sorelle, mettendo a rischio la propria vita, intervenne presso il Generale dell’esercito affinché i soldati non entrassero in Monastero.
Il 15 giugno dello stesso anno furono soppressi tutti i monasteri e i conventi e i soldati intimarono nuovamente alle Sorelle di uscire dal Monastero entro 24 ore. Non avendo, le Sorelle, gli abiti civili per poter lasciare il Monastero, fu loro concesso di rimanere per un giorno. Rimandando di giorno in giorno riuscirono a rimanervi per lungo tempo, con l’obbligo però di uscire di tanto in tanto e di permettere alle persone di entrare e parlare con loro. Anche in quest’occasione, le Sorelle scelsero di rimanere tutte unite, continuando a vivere fedelmente la loro vita di preghiera e di fraternità.
Il 30 aprile 1814, col ritorno del Santo Padre Pio VII, fu ristabilita la clausura con grande consolazione delle Sorelle, le quali poterono così riprendere liberamente la loro vita religiosa in comunità.
Il 20 settembre 1870 ci fu la presa di Roma e l’inizio della prigionia di Pio IX. Questi eventi alimentarono tra la popolazione un forte sentimento anticlericale per cui, mentre intorno alle mura del Monastero, di giorno e di notte, la gente passava gridando: «Evviva Vittorio Emanuele!», «A morte i preti!», le Sorelle moltiplicavano le loro preghiere. E il Signore non mancò di proteggerle.
Nell’ottobre 1873, con ordine emanato da Vittorio Emanuele, Re d’Italia, il Monastero fu soppresso. Papa Pio IX, come padre premuroso, offrì ospitalità alle Sorelle Clarisse nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, dove aveva accolto anche una Comunità di Monache Basiliane, esuli dalla Polonia russa.
A seguito del Concordato del 1929, tra la Santa Sede e l’Italia, il Papa Pio XI provvide a riscattare il Monastero di Albano, ristrutturandolo ed ampliandolo, dove nuovamente si trasferì la comunità.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale
Nel 1943, all’inizio della seconda guerra mondiale, accogliendo l’appello di Papa Pio XII, l’intera Comunità offrì la propria vita per la Pace. La Venerabile Serva di Dio Suor Maria Chiara Damato, di cui è in corso la causa di beatificazione, fu una delle Sorelle che, rispondendo con coraggio all’amore di Dio e all’appello del Papa, offrì la propria vita per la Chiesa e per il mondo: morì nel Sanatorio di Bari il 9 marzo 1948, consumata dalla tubercolosi. Il 27 novembre 1999 il suo corpo incorrotto è stato traslato nella chiesa del nostro Monastero e il 2 aprile 2011 Papa Benedetto XVI ha firmato il decreto riguardante il riconoscimento delle virtù eroiche della Serva di Dio. Con questa dichiarazione ufficiale Suor Maria Chiara Damato è stata dichiarata Venerabile.
Durante il conflitto della seconda guerra mondiale la nostra Comunità fu duramente provata. Il 1° febbraio 1944 un primo bombardamento causò la morte di quindici Sorelle. Appena il Santo Padre Pio XII ricevette la tragica notizia, inviò Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Battista Montini – allora Sostituto della Segreteria di Stato – a portare alle Sorelle il suo conforto e il suo aiuto. In quell’occasione, Mons. Montini affermò che presto il Monastero sarebbe rifiorito … parole che si rivelarono profetiche giacché, dopo pochi mesi, sei giovani ragazze entrarono come postulanti.
Il 10 febbraio 1944 un secondo bombardamento avvenuto a Propaganda Fide presso Castel Gandolfo – dove le Sorelle superstiti erano state rifugiate -, causò la morte di altre tre Sorelle ed altre ancora rimasero ferite. La stessa sera, le Sorelle sopravvissute furono ospitate a Roma dalle Clarisse Cappuccine, ove si trattennero fino al 3 marzo. In seguito furono accolte dal Principe Barberini nella propria villa di Roma, in cui rimasero fino al 1° novembre, giorno in cui fecero ritorno al Monastero, nonostante fosse ancora pieno di macerie.
Dopo alcuni mesi il Ministro Generale dei Frati Minori, Padre Leonardo Maria Bello, chiese alla Comunità di aiutare il Monastero delle Clarisse di Palestrina (Roma), completamente distrutto, nel quale era sopravvissuta una sola Sorella. Così, il 20 gennaio 1945 partirono per Palestrina quattro Sorelle, tra le quali una giovane postulante. Nel frattempo Papa Pio XII, accogliendo la richiesta della Madre Badessa, approvò i lavori di ricostruzione del Monastero di Albano.
Dopo la ricostruzione
Il 3 settembre 1971 Paolo VI, visitando la Fraternità, gioì nel vedere il Monastero fiorente di vocazioni, come da lui predetto. In quell’occasione riconfermò l’ideale di vita contemplativa vissuta dalle Sorelle dicendo tra l’altro: «Voi rappresentate tante cose che la Chiesa apprezza e che il Concilio Vaticano II
ha confermato. Fedeli alla Regola, alla vita comune, alla povertà, voi siete
un seme e un segno».
Anche Giovanni Paolo II visitò il Monastero il 14 agosto 1979, affidando l’umanità intera, la Chiesa e la sua persona alla preghiera della Fraternità. Così disse: «Voi non avete abbandonato il mondo per non avere i crucci del mondo … voi li portate tutti nel cuore e, nel travagliato scenario della storia, voi accompagnate l’umanità con la vostra preghiera … Per questa vostra presenza, nascosta ma autentica, nella società e tanto più nella Chiesa, anch’io guardo con fiducia alle vostre mani giunte …».
Il dono continuo di nuove vocazioni ha dato alla Comunità, negli ultimi decenni, la possibilità di inviare delle Sorelle in aiuto ad alcuni Monasteri in difficoltà.
Nel 1983, l’allora Vescovo di Rimini, Mons. Giovanni Locatelli, fece ufficiale richiesta alla Comunità di inviare un gruppo di Sorelle per la fondazione di un Monastero nella sua Diocesi. La Comunità accolse la richiesta ed il 25 luglio 1985 partirono le prime sei Sorelle per dare inizio alla fondazione. In seguito partirono altre cinque Sorelle e il 28 novembre 1993 – anno in cui ricorreva l’VIII centenario della nascita di Santa Chiara – avvenne l’Erezione Canonica del Monastero alla presenza del nuovo Vescovo, Mons. Mariano De Nicolò. In questo importante evento ecclesiale la Comunità fu accompagnata dalla guida, molto discreta e delicata, dell’allora vescovo di Albano, Mons. Dante Bernini, uomo sapiente e di grande fede.
Nel 1998 sono stati avviati i lavori di consolidamento del Monastero e della chiesa, deteriorati dal tempo e dai notevoli danni causati dal terremoto del 1989. Questi lavori hanno segnato una svolta importante, rendendo più visibile la nostra presenza orante nel cuore e nella vita della Diocesi. Abbiamo, infatti, riaperto la chiesa completamente rinnovata, dando la possibilità a quanti lo desiderano di pregare con la Comunità: Celebrazione Eucaristica, Liturgia delle Ore, Adorazione Eucaristica quotidiana, Lectio Divina mensile con giovani e adulti …
Il 19 settembre 2004 il Santo Padre Giovanni Paolo II incontrò per l’ultima volta la nostra Comunità all’eliporto delle Ville Pontificie. In questa occasione, non potendo più comunicare con la parola a causa della lunga e grave malattia, attraverso il gesto delle sue mani giunte e lo sguardo molto eloquente, espresse il desiderio di essere accompagnato con la preghiera nell’ultima tappa della sua vita e della sua missione nella Chiesa. Il giorno seguente, facendosi voce attraverso il suo Segretario personale,
Mons. Stanislao Dziwisz, comunicò telefonicamente alla Madre, Suor Maria Concetta Sfregola, di aver percepito l’unità della Comunità e raccomandò di continuare il cammino rimanendo “forti nell’unità”, così come nel corso dei secoli la Fraternità aveva cercato sempre di vivere e testimoniare. In quell’occasione, come segno di stima e di affetto, fu donata alla Comunità la veste talare bianca indossata dal Santo Padre.
A queste parole di San Giovanni Paolo II fanno eco quelle che ci ha rivolto Benedetto XVI il 15 settembre 2007 nell’udienza privata concessa alla nostra Comunità al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo: «Siate fiaccole ardenti d’amore, “mani giunte”
che vegliano in preghiera incessante, distaccate totalmente dal mondo, per sostenere il ministero di colui che Gesù ha chiamato
a guidare la Chiesa».
Il 28 marzo 2013 Benedetto XVI, in visita al Monastero dopo aver già rinunciato al pontificato, celebra con la Comunità la Messa in Cœna Domini, confermandoci e incoraggiandoci a vivere radicalmente la nostra vocazione.
La nostra Comunità vive “all’ombra della Casa del Papa” – come ci aveva ripetuto Benedetto XVI, rilevando il legame molto stretto che esiste tra noi e il Successore di Pietro – ed è così che Papa Francesco ha fatto visita alla nostra Comunità per ben due volte a distanza di un mese – il 14 luglio e il 15 agosto 2013 –, ponendo l’accento sulla bellezza della vita contemplativa e consegnandoci un “magistero di vita fraterna”, ribadendo l’importanza della nostra vocazione e l’urgenza di una risposta radicale alla chiamata del Signore: «Grazie! La Chiesa ha bisogno di questo, ha bisogno di martiri …, perché l’evangelizzazione si fa in ginocchio, inizia qui. Perciò la vostra missione nella Chiesa è tanto importante».
Tanto ci sarebbe ancora da scrivere per raccontare le meraviglie che il Signore ha compiuto e continua a compiere nella nostra Fraternità, facendoci sperimentare il Suo amore e la Sua benevolenza attraverso l’incoraggiamento e la conferma dei vari Papi che hanno visitato la Comunità fin dalle sue origini, grazie anche alla collocazione del Monastero – proprietà della Santa Sede – nel territorio Vaticano delle Ville Pontificie.
Questa realtà ci rende consapevoli del dono e della responsabilità che ci pone, anche fisicamente, nel cuore della Chiesa e ci permette di accompagnare spiritualmente più da vicino il Santo Padre nella sua grande e delicata missione apostolica per la vita della Chiesa e per il bene dell’umanità.
La nostra esperienza di vita si incarna nella storia da circa quattro secoli e ancora oggi vuole continuare ad esprimere la forza del carisma di Chiara d’Assisi in uno stile evangelico di preghiera, fraternità e povertà.