Un “magistero di vita fraterna” scritto nei nostri cuori


Papa Francesco tra le Sorelle Clarisse di Albano
Probabilmente, quella del 14 luglio 2013 sarebbe stata per noi una domenica come tante altre se, nella tarda mattinata, non ci avesse raggiunto una telefonata inaspettata che ci comunicava l’imminente arrivo di Papa Francesco al Monastero. Quello che sembrava essere un sogno all’improvviso si è fatto realtà.

papafrancesco “Pregate per me!” 
Riemergono alla memoria del cuore le prime che ci ha rivolto: “Sono venuto qui, perché so che voi pregate per me!”. Vi è racchiuso il valore incalcolabile attribuito dal S. Padre alla preghiera e la sua stima profonda per la vita contemplativa, che ci ha espresso durante il nostro incontro quando, a porte chiuse, siamo rimaste sole con lui nella sala capitolare: “Vi ringrazio tanto per tutto quello che voi fate per la Chiesa: la preghiera, la penitenza, il custodirvi l’una l’altra. Voi avete dato la vita al Signore […] La vostra vita è bella! É bella la vostra vocazione alla vita contemplativa!.

Nessuna parola potrà mai esprimere l’affetto profondo e la com-passione nostra quando, ci ha detto: “Pregate per me!”. A nome di tutte, la nostra Madre Maria Assunta, gli ha espresso la profonda vicinanza che ci lega alla sua persona, assicurandogli la nostra preghiera intimamente unita all’offerta della nostra vita. Papa Francesco ha risposto: Grazie! La Chiesa ha bisogno di questo, ha bisogno di martiri…, perché l’evangelizzazione si fa in ginocchio, inizia qui. Perciò la vostra missione nella Chiesa è tanto importante”.


La carità, sorgente della vera pace

Prima di entrare nella sala, gli era stata mostrata una lapide02475_14072013 marmorea affissa nel corridoio, luogo colpito dal bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale, dove hanno perso la vita diciotto nostre sorelle. Davanti a quella pietra il Santo Padre pregava in silenzio. Riferendosi poi a quella lapide, ci ha raccomandato di rimanere sempre nella pace, ricordando quanto brutta sia qualunque tipo di guerra. Per questo ci consigliava di non terminare mai la conversione personale, unica via che conduce alla vera pace. “perché il demonio si dà da fare per immischiarsi […] Io vi raccomando sempre quello che la Chiesa consiglia: l’accusa di se stessi. Imparare ad accusare se stessi, sempre. E la pace che uno trova nell’accusare se stesso va alle altre persone. Tutti abbiamo dei difetti, ma occorre accogliersi e portarsi pazientemente […] Se voi fate questo proposito: ‘Mai parlare male di qualcuno!’, diventerete sante presto!”.

Nel segno di Maria
Papa Francesco, prima di salutarci, aveva detto: “Tornerò presto!”, ma mai avremmo potuto immaginare che ritornasse dopo solo un mese, il 15 agosto, solennità dell’Assunzione della B.V. Maria. Questa volta, abbiamo avuto il grande dono di poter pregare insieme a lui nel nostro Coro, il luogo per eccellenza che custodisce il nostro “stare” davanti a Dio: in umile raccoglimento, si è inginocchiato davanti al “Sagrario” – così egli chiama il Tabernacolo –, assorto in profondo silenzio.

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Prima di incontrarci dopo nella sala comunitaria, si è soffermato anche qualche istante in preghiera davanti al sarcofago che contiene il corpo della nostra consorella Maria Chiara Damato (1909-1948), dichiarata Venerabile nel 2011. Colpisce molto vedere come il volto del S. Padre durante la preghiera si trasforma: Papa Francesco parla, ascolta, va per il mondo, ma in realtà mai si allontana da quel centro che stabilmente lo abita.

 

Il “potere” di Maria
Durante l’incontro nella sala, il Papa ci ha rivolto un pensiero su Maria. Riallacciandosi alla sua battuta “Da quel pomeriggio che Eva mangiò la mela nel paradiso, comandano le donne!”, proseguiva “Anche Maria comanda. E come comanda? E a chi? A suo Figlio […] La cosa è chiara nelle nozze di Cana: lei si è immischiata in un problema umano. Lei fa sentire al suo Figlio i nostri bisogni. E in questo la Chiesa ha sempre pensato che Maria fosse onnipotente nella supplica“. Per illustralo meglio ha aggiunto una leggenda popolare: “La Madonna in Cielo guarda la porta del Paradiso. Quando vengono i grandi peccatori, dice loro di aspettare un po’ lontano perché, se si avvicinassero, S. Pietro non li farebbe entrare. E quando viene la notte, nel buio, nel silenzio, lei va, e li fa entrare”. – Era chiaro che il S. Padre ci parlava così di Maria per dire a noi qualcosa della nostra identità e missione nella Chiesa: nel silenzio, nel buio, nella notte, quando nessuno vede, nessuno sa, nessuno sente, attraverso la preghiera si svolge la nostra missione a favore di tutti i peccatori. Detto in altri termini, ci ha consegnato il nostro “modo” di stare nella storia: come Maria e, molto di più, in Maria. Il S. Padre, a parte sua, ci ha consigliato ancora di dialogare con Maria, affidandole tutto i nostri problemi.

Con cuore di Padre
Quanto Papa Francesco ci ha consegnato con la sua parola rimane custodito nel cuore di ogni sorella, perché è veramente con il cuore che lui ci parlava: il suo volto era pieno di tenerezza, come quello di un padre amorevole che nutre e ha cura dei suoi figli.

00315_15082013Come esprimere ciò che in quei momenti abbiamo vissuto? Il S. Padre era qui con noi e ci indicava la via della santità! La sua affabilità era cordiale e il suo modo di stare tra noi molto naturale: di una spontaneità tale da far pensare che fosse stato qui da sempre. Prima di andar via, sul nostro antico “Registro delle firme”, in data 15 agosto 2013, Papa Francesco ha lasciato scritte per noi alcune parole, sintesi preziosa di quanto ci ha detto: Per favore, custodite l’identità della vostra consacrazione, l’appartenenza al carisma fondazionale. E pregate per i peccatori, dei quali io sono il peggiore.